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NARRATIVE MEDICINE, ITALIAN - Medicina narrativa, italiano

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Book extract in Italian (psychological novel, narrative medicine). TITLE: "Tisana e bestemmie – Storia di un amore bipolare", pubished under the pseudonym Lorina Imperiali. Estratto di un libro in italiano (romanzo a sfondo psicologico, medicina narrativa). TITOLO: "Tisana e bestemmie – Storia di un amore bipolare", pubblicato sotto lo pseudonimo Lorina Imperiali. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ LA NOTTE IN ALBERGO Si erano fatte le nove di sera e mi ero messa a raccattare qualche effetto personale: l'occorrente da toeletta, un paio di letture rilassanti e la maglietta del pigiama, che avevo infilato nello zaino in fretta e furia. Dopodiché, mi ero preparata per uscire, sotto gli occhi un po' perplessi di (nome maschile). “Sicura che vuoi passare la notte fuori? A me sembra un po’ eccessivo. Forse puoi ancora annullare.” L’avevo guardato di sbieco. “No, è troppo tardi. E poi è meglio così, fidati.” “Sarà. Ma vedrai che alla fine io dormo come un ghiro e tu hai speso soldi per nulla.” Non gli avevo risposto, per evitare un’eventuale discussione e inutili ripensamenti. “OK, allora. Buona notte, mandami un messaggino quando ti svegli.” Ecco, bravo. L’avevo abbracciato ed ero uscita. A fatica: quelle braccia mi imploravano di restare. (...) La pensione distava una decina di minuti a piedi. In quel breve percorso, gelo e buio avevano assistito i miei soliti pensieri faticosi e dolorosi, che tanto per cambiare mi sentivo ripartire dentro. Pff! Camminavo lesta e tesa, per il freddo e per le ansie. E mi dicevo no, tutto ciò non ha senso: lui che se ne sta tra le mie cose e che magari fruga ovunque, io che per evitargli troppi stress mi esilio in un albergo. Speriamo che almeno ne valga la pena! Ero arrivata che stavano per spegnere le luci della reception. Verificate al volo la mia identità e la prenotazione, la padrona mi aveva sbattuto in mano un portachiavi di metallo tutto sporco e un po' scassato con inciso il numero 23, mi aveva dato due dritte sugli orari e si era rintanata in fretta e furia nei suoi alloggi. Con un fare quasi offeso. Che modi! Mah... Buona notte. Rimasta da sola, mi ero guardata intorno, per orientarmi. Tutto era antipatico, in quel posto: le lanterne difettose, il mobilio mezzo sfatto e mezzo nuovo, l’odoraccio di arrostito e di malconcio che fuoriusciva da ogni muro e la signora sgarbata. Oltre a ciò, c’era una corrente d’aria fastidiosa, che arrivava dall'entrata o dal salone refettorio: non si sa, non si capiva. L’atmosfera, poi, era alquanto surreale: in teoria, avrebbe dovuto esserci il pienone da regione turistica in alta stagione. Invece no, vi regnava un silenzio inquietante. Mi era salita una strana paura, di quelle che non sai perché ti vengono, dato che in realtà non succede nulla di grave. Ma che forse ti vengono esattamente per questo. Per sfuggirla, mi ero precipitata sulle scale, divorando gli scalini a due a due. Arrivata al mio piano, avevo cercato la porta numero 23: era la prima sulla destra. Ma la 21 e la 22 dove saranno? (...)
Published:January 12, 2021
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